di Cristian Coriolano
Adesso la parola passa al Parlamento. Dopo il colloquio al Quirinale, Cottarelli ha indicato con chiarezza il prossimo passaggio. Non ci saranno consultazioni con le forze politiche, ma solo la presentazione della lista dei ministri al Capo dello Stato. A quel punto, formato il governo, il premier illustrerà il suo programma e se le Camere non dovessero approvare la fiducia si tornerebbe a votare al più presto. A settembre, addirittura.
Non tutti apprezzano questa accelerazione. La Confindustria accusa alcuni politici di non capire nulla di economia. Anche nel sindacato si levano voci di preoccupazione. “Sono inaudite le reazioni ed i toni usati nei confronti del presidente della Repubblica”. Ha dichiarato Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl. “Bisogna avere fiducia – ha subito aggiunto – nel ruolo di garanzia istituzionale e di arbitro di Mattarella. La politica metta al centro gli interessi del paese, delle famiglie, dei lavoratori e dei pensionati. Ora occorre
responsabilità da parte di tutti”.
In realtà, l’unico a volere le elezioni subito è Matteo Salvini. Anche lui, però, va incontro a qualche ostacolo. Toti, ovvero il più filo-leghista tra i berlusconiani, ha invitato alla prudenza e al senso di responsabilità. Come si tornerebbe alle urne? Con le stesse alleanze del 4 marzo o con un quadro profondamente mutato? Tutto dipenderà dal voto sulla fiducia al governo. Dopo tanto chiasso, viene l’ora della verifica nel merito delle scelte. Votare contro il governo tecnico, per portare immediatamente il paese alle elezioni anticipate, non si presenta un’impresa facile.
In ogni caso, senza indugiare sulle contraddizioni altrui, le forze più responsabili devono irrobustire il loro impegno antipopulista, immaginando di creare un fronte “repubblicano e costituzionale” tendenzialmente senza preclusioni o pregiudiziali. Agli elettori occorre presentare, al momento opportuno, un nuovo assetto e un nuovo programma. Un po’ di tempo ci vuole, o meglio ci vorrebbe, per definire il giusto approccio alla competizione che si annuncia decisiva. Non bisogna sbagliare.