L’affidamento dell’incarico per la formazione del nuovo governo a Giuseppe Conte sancisce a tutti gli effetti la nascita in Italia – primo Paese in Europa in cui accade – di una maggioranza a connotazione populista e la morte dell’alleanza di centrodestra. Non è un caso se sia Forza Italia che Fratelli d’Italia, ieri sera, hanno subito ribadito che non voteranno la fiducia all’esecutivo, alla stessa stregua del Partito democratico.
Al di là delle improbabili alchimie cercate in queste settimane da Matteo Salvini per giustificare, senza apparentemente tradire gli alleati storici, quello che in molti ambienti è stato già ribattezzato “grande inciucio”, il centrodestra, ossia l’ex Partito delle libertà, da stamattina non esiste più. Né a livello nazionale, né a livello locale, dove, alla luce di quanto accaduto, ora si spiega bene la pantomima di Umberto Fusco, che sulla scelta del candidato a sindaco si è mosso su mandato dei vertici nazionali. Tutto concordato, da parte del senatore viterbese, con Giorgetti e condiviso con il capo supremo. Nulla è avvenuto per caso o per sprovvedutezza dello stesso Fusco, come Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno ripetuto fino all’investitura del loro candidato.
Giovanni Arena si avvia dunque all’appuntamento del 10 giugno in una posizione politica debolissima, che più debole non si può: è evidente infatti che dire, come inevitabilmente accadrà nei prossimi giorni, che il livello locale non c’entra nulla con quello nazionale sarà solo una giustificazione per salvare il salvabile, per cercare di portare a casa un risultato dopo il quale si sa già che si navigherà a vista. Se il centrodestra dovesse vincere le elezioni, Viterbo si troverà a Palazzo dei Priori un Consiglio comunale ancor di più fatto di correnti e gruppi di potere, che, al confronto, le catastrofiche esperienze politiche vissute da Giulio Marini e Leonardo Michelini sembreranno a posteriori delle amene passeggiate in campagna.
Tradendo gli impegni presi in campagna elettorale, quando aveva sempre sostenuto che non avrebbe partecipato a governi che non fossero di centrodestra, Salvini per forza di cose trascinerà con se tutte le autonomia locali, con la conseguenza – a meno che l’esperienza di Conte dovesse chiudersi in tempi brevi – che tra un anno a Viterbo Fusco e Erbetti li ritroveremo alleati.

