“La politica è un po’ come il calcio: da fuori siamo tutti ct della nazionale. Da dentro è un’altra cosa. Ecco, diciamo che volevo vedere com’è la politica da dentro”.
E’ stata Luisa Ciambella a dare la possibilità a Isabella Carli di togliersi la curiosità.
Candidata nella lista Orizzonte Comune, la Carli lavora come tecnico della riabilitazione psichiatrica al centro diurno di salute mentale di Viterbo.
Una vita nella difficile trincea del disagio psichico, a contatto quotidiano con i malati. Ora questa avventura politica. Obiettivo: uno scranno a Palazzo dei Priori, dove Isabella intende portare proprio le istanze del mondo della sofferenza psichica, troppo spesso relegato ai margini della società, un po’ come la polvere da nascondere sotto il tappeto.
Per la candidata di Orizzonte Comune si tratta della prima campagna elettorale, anche se la politica lei l’ha conosciuta da vicino. “Per una ventina d’anni ho seguito le vicende cittadine scrivendo per il quotidiano Il Tempo. Poi varie esperienze negli uffici stampa”. Insomma, una che i polli della politica locale li conosce bene. Quindi in grado di distinguere quelli ruspanti e quelli meno.
“Ma la politica l’ho conosciuta anche come semplice cittadina – continua la Carli – e per questo ero curiosa di vedere come fosse da dentro. Luisa Ciambella, che conosco da anni e che stimo come persona sensibile, concreta e determinata, mi ha offerto questa possibilità e io ho accettato di buon grado. Ma solo perché ho totale fiducia in lei. Fosse stato un altro, il candidato a sindaco, non avrei nemmeno preso in considerazione l’idea”.
I temi che Isabella intende seguire, se sarà eletta consigliera comunale, sono quelli a lei più familiari per motivi professionali: “Voglio dare voce a tutto quel vasto mondo della disabilità che oggi non ha rappresentanza nelle istituzioni, se non grazie al meritorio lavoro di tante associazioni. E quando parlo di disabilità intendo il termine in senso lato: sofferenti psichici, malati di Alzheimer, ragazzi affetti da autismo o da sindrome di Down. A Viterbo di strada da fare ce n’è ancora molta perché molte di queste persone, purtroppo, continuano ad essere figli di un dio minore”.