Originario di Civita Castellana, ha 32 anni e da 15 vive a Viterbo. Enrico Cavarischia è nella lista “La voce dei giovani viterbesi”, una delle tre che sostiene la candidata a sindaco Luisa Ciambella.
“Fino a 17 anni – racconta Enrico – ho vissuto a Civita Castellana e questo mi ha permesso di conoscere una realtà importante che oggi soffre la crisi economica con ripercussioni sulle esportazioni di prodotti ceramici, allo stesso modo di molte imprese viterbesi che faticano a realizzare margini. Da quando vivo a Viterbo mi occupo di progetti volti alla promozione del mio territorio, alcuni dei quali nati in seno all’Università della Tuscia, ateneo presso il quale ho studiato, che hanno coinvolto imprese private ed enti pubblici locali”.
Cavarischia si dice convinto che la città di Viterbo sia un territorio fertile in ambito artistico, enogastronomico, folkloristico, agroalimentare e turistico e che le istituzioni abbiano il dovere di incoraggiare questa realtà. “Vivendo a Bagnaia ormai da quattro anni, ed abitando a due passi da Villa Lante – continua il giovane candidato – vedo ogni giorno turisti che rimangono affascinati dalle nostre bellezze architettoniche; come consigliere mi piacerebbe fare di più, mettere a sistema le nostre eccellenze e fare di Viterbo una città da visitare ogni periodo dell’anno e non solo per la festività di Santa Rosa”.
Cavarischia è convinto che Luisa Ciambella sia la persona giusta per cambiare finalmente Viterbo: “Ho scelto lei perché è una persona in gamba che si è messa in gioco e che condivide la mia stessa passione per il nostro territorio. Penso che sia una donna risoluta che punti al risultato, senza perdere tempo dietro questioni inutili. Credo che con lei sia possibile realizzare progetti ambiziosi rimasti nel cassetto per paura del cambiamento. Per dare una svolta servono persone come lei, capaci, sempre con il sorriso, ma decise a fare le cose fatte bene”.
L’età media della lista dei giovani viterbesi è 26 anni. Troppo giovani? “Affatto – continua Cavarischia -. Per realizzare progetti importanti servono idee fresche e persone che non abbiano paura di osare. La vecchia mentalità chiusa viterbese ha reso la città un feudo che respinge gli investimenti, è difficilmente raggiungibile con ogni mezzo di trasporto e, come pendolare tra Viterbo e Roma, vivo quotidianamente questa situazione con i disagi che ne derivano. Sono convinto che debbano essere i giovani a scrivere il proprio futuro e che questo periodo di incertezza economica e lavorativa, che si ripercuote in primis su noi ragazzi, rappresenti uno stimolo per incanalare le energie in un progetto comune di miglioramento. Se ognuno farà la propria parte – conclude – possiamo cambiare le cose in meglio”,