di Ugolino Conte
Le elezioni sono sempre una cartina di tornasole. Non solo quando, a urne chiuse, si contano i voti e si registrano i rapporti di forza tra i partiti; ma anche prima dello scrutinio, nella fase di preparazione delle liste, quando si chiarisce la condotta e l’indirizzo di ciascuna componente politica. Ciò vale in generale, nella dialettica tra forze organizzate e in competizione per la conquista del potere. Vale però, in maniera pressoché identica, nella dinamica interna a ogni schieramento o gruppo politico. Anzi, in questo ambito le deformazioni e le criticità si manifestano con maggiore evidenza e colpiscono la sensibilità delle persone responsabili.
Al Viterbo si preannuncia battaglia dura per l’elezione di Sindaco e Consiglio comunale. Il Pd gioca la carta del rinnovamento nella continuità, candidando il vice-sindaco dell’amministrazione uscente, Luisa Ciambella. Alla luce dei risultati del 4 marzo la battaglia si presenta difficile. In ogni caso, la mobilità dell’elettorato è molto alta, come si è visto ad aprile in Molise e Friuli. Non è detto che il centrosinistra sia sconfitto ancor prima di combattere. Tutto dipende dalla credibilità del suo programma e dalla unità dei suoi uomini.
E qui casca l’asino. A sinistra, dinanzi al volere straripante della base del partito, si è deciso di marcare la distanza dalla maggioranza interna al Pd lanciando una candidatura opposta a quella ufficiale. Un gesto grave, impregnato di cinismo, più che mai avventato. Panunzi, regista non occulto dell’operazione, si carica di una responsabilità pesante. In questo modo mette in difficoltà lo stesso Zingaretti, finora attento a presentarsi come estraneo alle intemperanze dei nostalgici di una sinistra vecchio stampo, viziata di spirito settario. Ora, con il gesto voluto da Panunzi, si palesa all’orizzonte il coinvolgimento del Presidente di Regione.
Non si capisce come possa Zingaretti scalare la segreteria del Pd, facendosi portavoce di una istanza di unità assai diffusa tra gli iscritti, se nel contesto viterbese si accolla il fardello di un atto scriteriato, quale la candidatura anti-Pd ideata e sostenuta da Panunzi. Ogni azione comporta una conseguenza, ma anche la distrazione implica la medesima cosa. Se Zingaretti si distrae non vuol dire che alla fine possa eludere la presentazione del conto, a suo carico, per una operazione infelice e dannosa per i fragili equilibri del Pd. Lo strappo viterbese può mettere piombo sulle ali del governatore.