La base grillina non ha accolto esattamente con entusiasmo la probabile nascita di un governo M5S-Lega con il concorso esterno, pardon con la benevolenza critica, del “male astenuto” Silvio Berlusconi, come lo ha definito il giornalista di Repubblica Massimo Giannini parafrasando Alessandro Di Battista.
Non l’ha presa proprio benissimo anche ii papà di Dibba, Vittorio, che su Facebook ha iniziato a esternare le sue perplessità. Ecco un florilegio del Littorio-pensiero, come sempre immaginifico:
“Se è vero quello che scrive La Stampa, mi può pure star bene che al vecchio Nanetto ladro di tasse si dia la caramellina del ‘sei meno impresentabile’ di altri. Lui succhia tra la dentiera superiore, quella inferiore, sbava e si accontenta. Ma non mi starebbe bene che gli si dia la cancellazione di una legge anti corruzione, di una legge sul conflitto di interessi, di un sostanzioso adeguamento del costo delle concessioni governative, della riforma della prescrizione, eccetera, eccetera. Non mi starebbe bene e mi infianerei di brutto. Ma, pensandoci bene, che fiano mi frega, tanto so che è una fianata di quei fianari de La Stampa”. Questo il primo post di mercoledì alle 13.21 quando ancora il via libera del Cavaliere era un’ipotesi.
Alle 15.08 Littorio ha cominciato a prendere atto che lo scenario prospettato dai fianari della Stampa non era poi così peregrino: “FAMOLO… Va bene, famolo, famolo strano ma famolo. ‘Ntu culo al nano ed al grullo”. Dove, non c’è nemmeno bisogno di specificarlo, il nano e il grullo sono rispettivamente Berlusconi e Renzi.
In serata Dibba senior si rassegna all’evidenza: “UN GOVERNO. Patti chiari senza deflettere. Massima attenzione, massima determinazione. Approvo questa soluzione ma voglio vedere i termini del contratto”.
Al Fascio Vittorio però non piace uno dei nomi che circolano come potenziale premier del governo M5S-Lega: quello dell’economista ed ex presidente dell’Istat Enrico Giovannini: “Enrico Giovannini ipotizzato primo ministro?
Ipotizzo il primo vaffanculo”. Perché a tutto c’è un limite, anche alla pazienza di Littorio.