di Cristian Coriolano
Non è una crisi irrazionale, come se i mattatori della scena fossero impazziti, ma tristemente iper-razionale. Dietro il rifiuto di una tregua ragionevole c’è il sogno di una vittoria incontrastata e definitiva. È il volo oltre le nubi di questo cielo troppo basso, con poca luce e poca gloria, verso l’iperuranio del potere con delega assoluta.un calcolo freddo, anzi glaciale.
Dunque votare subito, anche a luglio, pur di infrangere la gabbia di cristallo dell’attuale introvabile maggioranza: ecco il desiderio, semplice e brutale, che si traduce in un patto tra Lega e M5S per tornare in Parlamento più forti di prima. E fare dopo quello che non si riesce a fare oggi,ovvero un governo che segni la rottura con il passato in nome di un’Italia meno europea e più autarchica.
Dire che la situazione è grave, appare un esercizio di eleganza. Ieri, ad una conferenza in onore di Andreotti, nel Palazzo della Cancelleria che vide l’assassinio 170 anni fa di Pellegrino Rossi, il sempre educato e prudente Gianni Letta l’ha definita “drammatica”. Mai prima d’ora una legislatura si è rivelata tanto impervia. Se si tornasse a votare, sarebbe una legislatura da classificare come improduttiva, ovvero incapace, secondo le parole di Mattarella, di tradurre il voto degli elettori in una formula di governo.
Siamo sull’orlo del precipizio, per mancanza di responsabilità. E come si andrebbe dinanzi al corpo elettorale? Quale schema, tra quelli visitati nel corso delle consultazioni al Quirinale, dovrebbe prevalere nei rapporti tra Lega e M5S? Sarebbe assurdo che in campagna elettorale si proponesse un’alternativa di facciata, mentre le vere intenzioni sarebbe il governo a due (finalmente senza Berlusconi). Chissà perché il vecchio leader di Forza Italia dovrebbe accettare questo micidiale affondamento nell’umiliazione! Forse Salvini pretende troppo.
È illusorio, pertanto, ipotizzare che la chiusura della legislatura avvenga senza ulteriori fratture e contrapposizioni. Come pure illusorio, dopo Molise e Friuli, scommettere sul consolidamento del bipolarismo grillo-leghista. Ci sono poche ore per riflettere, con lucidità e serenità, nell’interesse dell’Italia. D’altronde l’irresponsabilità di Salvini e Di Maio potrebbe essere punita, se solo si pensa a quanto ammonta la quota di elettorato astensionista. È l’esercito di riserva del blocco sociale e politico non rassegnato alla deriva populista, anche se (purtroppo) ha scelto il 4 marzo di disertare le urne.
A una sfida tanto grande, qualora fosse imposta in estate o in autunno dalla dissennatezza dei finti vincitori del 4 marzo, si deve opporre una mobilitazione quanto mai potente e appassionata. Gli italiani sanno dare risposte giuste quando a richiederlo è il senso di un’alternativa molto forte. Per questo Lega e M5S farebbero bene a raccogliere l’invito di Mattarella a non lacerare il tessuto democratico del Paese, mostrando insensibilità e presunzione agli occhi della pubblica opinione.