Dopo il pellegrinaggio al capezzale del Bullicame nel mese di marzo, senza esito, la “Supplica pedestre” inscenata sabato scorso da Giovanni Faperdue, Franco Marinelli e i loro seguaci, qualche risultato l’ha prodotto. “La callara del Bullicame improvvisamente era completamente piena e alimentava anche il ruscelletto che scende verso le pozze, che era asciutto dal 25 novembre 2014 – raccontano Faperdue e Marinelli -. Qualcuno dal pozzo San Valentino ha raddoppiato il quantitativo di acqua termale che va verso la callara, riempiendola tutta fino allo sfioro. Questa situazione, che aveva tutti i connotati della messa in scena, permetteva anche la fuoriuscita di un rigagnolo che alimentava le pozze, rendendole meno fredde (ma non balneabili)”.
Secondo Faperdue e Marinelli in questo modo ci si è limitati a curare il malato con i pannicelli caldi. “Infatti, i problemi che devono essere risolti sono sempre due: perforazione del Sant’Albino e chiusura tombale del San Valentino. Le decine di persone che hanno attivamente partecipato alla manifestazione al Bullicame, dopo le ore undici si sono trasferite davanti alle Terme Salus per un sit-in. A questa azione odierna ne seguiranno altre, finché non riusciremo a costringere la Gestervit a fare i lavori. Ma noi riteniamo che sarebbe opportuna e necessaria un’azione incisiva del direttore di miniera Giuseppe Pagano. Chiediamo il suo deciso intervento per sanare una volta per tutte la situazione incresciosa che si è venuta a creare”.
Faperdue e Marinelli chiudono con un’ultima notazione: “Non appena si è sparsa la voce che il Bullicame è parzialmente attivo, benché non si sappia per quanto tempo lo sarà, le persone hanno ricominciato a frequentarlo, a dimostrazione dell’importanza che riveste questa risorsa per Viterbo. E’ urgente e necessaria, dunque, la manutenzione e la pulizia immediata delle vasche, che erano in stato di abbandono da circa quattro anni”.