di Cristian Coriolano
Dopo i risultati deludenti di Molise e Friuli, la partita del governo si complica notevolmente per i Cinque Stelle. Esce diminuita, se non a pezzi, l’immagine del Capo politico. Doveva incastrare tutti con le sue giravolte, invece ad essere incastrato è finito lui stesso. Ora, fallita l’offensiva del sorriso, prova a mostrare i denti: contro “gli sporchi interessi” dei partiti – dice – bisogna ritornare al voto subito.
Non ci crede nemmeno lui. Di Maio è solo disperato, conscio del fatto che anche Casaleggio e Grillo abbiano la sensazione, in linea con l’elettorato più avveduto, che il suo modo cerimonioso e vacuo di presentarsi incontri la diffidenza del pubblico. Gli italiani possono affidarsi a un avventuriero, tanto per provare il brivido della rivoluzione, ma non ad una marionetta del bon ton alla ricerca di una qualche legittimazione. Specialmente al nord, dove la crisi economica è alle spalle, urge la domanda di un governo “maschio”, capace di smanacciare a destra e a manca, anche contro l’Europa, per ridare slancio agli spiriti animali dell’Italia fai da te.
Di Maio non è in grado di sedurre. In nome della politica pulita gioca sporco: il suo problema, quale che sia il contorno, è fare il Presidente del Consiglio. Ora, quando la rivendicazione del potere passa attraverso l’inconsistenza dei programmi, il flop arriva inevitabile. Addirittura, nel caso di specie, gli elettori di due regioni simili unicamente per le ridotte dimensioni, l’una al nord e l’altra al sud, hanno pensato bene di azzerare con il loro voto le ambizioni dell’ex steward del Napoli.
Chissà se la democrazia diretta, applicata con disinvolta flessibilità nel mondo pentastellato, affronterà (e come) la questione di una leadership diversa e pertanto di una linea, o meglio di una proposta, più adeguata alle speranze suscitate nel Paese. In genere, sotto il cielo della deprecata politica dei partiti tradizionali, ovvero a base democratica, tale questione mette in conto lo svolgimento di un congresso. Per Grillo e Casaleggio è una bestemmia e per questo, secondo la stragrande maggioranza dei friulani e dei molisani, il M5S deve fare i compiti a casa.
Forse è il giudizio della stragrande maggioranza degli italiani. Il 4 marzo può essere il punto di massima luminescenza di una stella, nella fattispecie di cinque stelle, che rivela in tutto il suo splendore il manifestarsi della deflagrazione e con essa della fine. Altro che elezioni anticipate! Il laboratorio segreto della Casaleggio deve sintetizzare un altro prodotto di simil-politica per arrestare l’ondata di riflusso che monta in lontananza, in maniera inaspettata e affrettata,contro l’improvvisazione eretta a strategia di governo.

