Più che di un complotto di Fioroni, Enrico Panunzi è vittima della sindrome del marchese del Grillo. Questa, in sostanza, la sintesi della replica di Stefano Calcagnini, membro della direzione comunale del Pd, al consigliere regionale dem che in un’intervista al Corriere di Viterbo ha accusato la maggioranza del partito di volerlo buttare fuori.
“Evocare nella giornata del 25 aprile il carcere di Ventotene – scrive Calcagnini – dove tanto dolore e sofferenza sono stati inflitti a chi ha dato la propria vita perché vivessimo in uno Stato libero e democratico, senza nulla togliere ai meriti o ai demeriti di Panunzi, mi sembra a dir poco inappropriato ed irriguardoso.
Nel merito, sottolineo che la democrazia è rispetto dell’altro, accettazione delle idee altrui, specialmente se espresse con larghissima maggioranza. L’argomentare del consigliere Panunzi, parte da un presupposto semplice ma al contempo inaccettabile ed irricevibile: io ho ragione, io sono detentore della scelta giusta, e pertanto, chi dissente da me sbaglia. In altre parole, o si fa come dico io, o me ne vado, e la racconta dicendo addirittura di essere stato cacciato. Caro Enrico, non è questa la democrazia. Questa visione arrogante, si spiega solo con il seguente assunto: si deve fare come dico io”.
Calcagnini accusa Panunzi di favorire, con questi comportamenti, “la destra e i nostri avversari, tentando, al contempo, di addossare la eventuale sconfitta agli altri, mettendo le mani avanti, mentre si sgambettano gli amici”.
“Caro Enrico, come già abbiamo fatto in occasione delle ultime elezioni regionali – continua il dirigente dem – ti invito a combattere questa battaglia insieme a noi, ci aspettiamo i tuoi candidati in lista, per fare una battaglia vera, leale, con una coalizione larga come quella che ha eletto il presidente Zingaretti, rispettando le volontà di chi da tempo ha fatto altre scelte. Caro Enrico, leggendo stamani il tuo pensiero, ho pensato: ma puoi davvero essere convinto che i viterbesi che ben ti conoscono, crederanno al tuo ruolo di vittima? Sei stato per scelta il nostro capolista alle ultime elezioni regionali, sei stato eletto consigliere regionale, hai nominato l’assessore regionale, puoi candidare chi vuoi, e non ti basta. Non credi che qualcuno potrebbe dire che il troppo stroppia?”.