Giulio Marini e Daniele Sabatini smentiscono, per bocca del primo, di aver avviato trattative per passare con la Lega. Se lo dicono sarà sicuramente vero e in ogni caso alla stragrande maggioranza del popolo neanche interessa più di tanto.
Una precisazione, però: parliamo di loro due, così come di tanti altri personaggi, perché in questo modo funziona il sistema dei media verso chi ricopre o vuole ricoprire cariche pubbliche. Ciò detto, colpisce un certo modo di fare da primo della classe che il giovane ex consigliere regionale assume ogni volta che il suo nome finisce al centro delle attenzioni dei cronisti, i quali vengono da lui accusati di tessere oscure trame, senza rendersi conto che le indiscrezioni fanno parte del dibattito e che, se non corrispondo alla realtà, esiste sempre la facoltà di rettifica.
Il nostro punto di vista in realtà è che Sabatini, più che di quello che c’è scritto negli articoli, si preoccupi di andare alla ricerca di presunti messaggi cifrati contenuti tra le righe – messaggi che, in quanto predisposto mentalmente, solo lui riesce a vedere – palesando un modus operandi talmente dietrologico e tattico da far impallidire il più vecchio dei politici che calchi il palcoscenico viterbese.
In altri termini, Sabatini sembra psicologicamente portato a leggere negli articoli che lo riguardano ciò che inconsciamente (o forse neanche tanto) vuole leggerci: se è così, ci troveremmo di fronte a una sorta di effetto specchio al contrario di tipo psicanalitico. Non si spiegherebbe diversamente perché se uno, credendo di interpretare il pensiero di una pare dell’opinione pubblica, scrive che Sabatini se si candidasse otterrebbe un discreto risultato, lui, invece che prenderne atto, si precipita, non solo a smentire, ma addirittura ad ipotizzare che quello sarebbe il desiderio di qualcuno che vorrebbe sfruttare la sua immagine “immacolata”. Allo stesso modo, non si comprenderebbe perché, se un altro, raccogliendo le indiscrezioni che circolano, riporta che potrebbe passare con a Lega, invece di dire in prima persona “no, non è vero”, lascia che ad esporsi pubblicamente sia Giulio Marini, riservando a se la facoltà di dire dietro le quinte a chi lo contatta che sono solo chiacchiere messe in giro per mandargli un messaggio.
Tutto ciò fa abbastanza ridere. E tuttavia, alla fine di questa analisi del personaggio giocoforza molto psicologica, a nostro giudizio emerge un giovane un po’ vecchio: giovane per l’anagrafe, vecchio per le dinamiche comportamentali che sembrano sovrintendere ai suoi ragionamenti.