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Home » Politica » Perché, oltre al gettone, non rinunciare anche ai privilegi indiretti?

Perché, oltre al gettone, non rinunciare anche ai privilegi indiretti?

22 Aprile 2018

Vanno di moda anche a Viterbo i tagli ai costi della politica. Il tema è la madre di tutti i populismi e c’era da aspettarselo che, per accaparrarsi qualche voto in più, qualcuno ci avrebbe impostato un po’ della propria campagna elettorale per le comunali.

Hanno cominciati i cinque stelle con il candidato a sindaco Massimo Erbetti, che ha proposto di devolvere i gettoni di presenza appannaggio dei futuri consiglieri comunali (circa 80mila euro l’anno) al pagamento di un’indennità ai disoccupati residenti. Dato il numero dei senza lavoro, si tratterebbe di una goccia nell’oceano, ma tant’è. Poi, a ruota, è uscita la candidata a sindaco di Viterbo 2020 Chiara Frontini, che scopriamo inaspettatamente più grillina dei grillini. Infine, dulcis in fundo, non poteva mancare Fondazione di Gianmaria Santucci, che si è spinta addirittura oltre: abbatteremo – ha detto – del 50 per cento lo stipendio degli assessori e del sindaco, il che vuol dire che i primi andrebbero a guadagnare 1000 euro e il secondo 2000.

Ma se la presa di posizione di Erbetti non stupisce, essendo assolutamente coerente con la politica portata avanti dal movimento a livello nazionale, quella di Frontini e Fondazione di Santucci fa nascere qualche sospetto, dato che ci troviamo di fronte a personaggi che, sebbene non abbiano mai ricoperto incarichi amministrativi di spicco, la politica la masticano da un bel po’ di tempo (più il secondo che la prima, a dirla tutta, ma poco cambia, essendo tutti e due  – uno ex Dc, poi FI e Udc e l’altra ex FdI – provenienti dall’apparato partitico tradizionale).

Santucci e la Frontini dovrebbero infatti sapere che i vantaggi per chi ricopre cariche pubbliche elettive sono rappresentati, più che dal gettone di presenza, da tutta quella fitta rete di rapporti che indirettamente, o più o meno direttamente, rendono la vita del politico più agevole di quella di un comune cittadino. Con la politica c’è chi ha trovato il posto di lavoro, ad esempio, o chi, svolgendo attività privata, è riuscito ad individuare le strade giuste per la propria affermazione professionale. Dunque, ok al taglio dei costi della politica, ma se la mettiamo così, per ripristinare l’uguaglianza sociale, fuori dal tempio anche tutti quei politici che senza politica sarebbero disoccupati, tali e quali a tanti giovani e meno giovani più preparati di loro e che non sanno a quale santo rivolgersi.

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