A Civita Castellana, nota città costiera dove si erigono monumenti pure ai marinai, dovrebbero dedicargli se non una statua equestre almeno un obelisco. Magari se ne occuperà la prossima amministrazione, se sarà a Cinque Stelle. Perché Vittorio Di Battista in arte Littorio, nel Paese dei gattopardi e dei voltagabbana, se lo merita come rarissimo esempio di coerenza. Di coerenza ma anche di incontinenza e di strafottenza. Il motto “me ne frego” fatto persona. Come l’Arma fedele nei secoli alla repubblica (nel suo caso di Salò), il Fascio Vittorio se n’è sempre strafregato di tutto e di tutti. Dissacratore e seminatore nato di zizzania, con le sue provocazioni tra il situazionismo e il marinettismo ha continuato a imperversare in questi anni anche a costo di mettere in imbarazzo il figliol prodigio, l’icona ortodossa del M5S Dibba.
L’ultimo colpo di testa e di genio, a proposito di incontinenza, Littorio lo ha compiuto sabato scorso a Sutri, ovvero là dove l’ingrato discendente disconobbe i suoi natali civitonici, omaggiando con un water, simbolo del made in Civita, l’aspirante sindaco Vittorio Sgarbi, un altro che di provocazioni se ne intende. “Sei un cesso”, la dedica a Vittorio firmata Littorio, che ha spiegato ai presenti di aver voluto fare uno sgarbo a Sgarbi. L’illustre critico d’arte non ha per niente gradito: “Avrei dovuto bastonarli, sono fascisti, come è fascista il padre di uno di quelli che fischiavano. Io li detesto, voglio farli sparire”, ha detto. Tra i due rissosi e irascibili Vittori noi del Viterbese preferiamo di gran lunga Di Battista il Vecchio, se non altro per ragioni di campanilismo. Sgarbi si ricordi invece di quando si fece fotografare sulla tazza con l’immagine di Di Maio sul telefonino invitando i suoi fan a usarlo al posto del Guttalax. Chi di cesso ferisce alla fine di cesso perisce.