A Viterbo all’indomani delle elezioni del 4 marzo, a Terni due giorni alla vigilia delle comunali, la strategia di Matteo Salvini ormai è chiara: lanciare una candidatura a sindaco leghista confidando nella debolezza di Forza Italia e nell’inferiorità elettorale di Fratelli d’Italia.
Nella città dei papi la buttò lì tra un discorso e l’altro e molti credettero che fosse una battuta, salvo scoprire che faceva sul serio come dimostra l’investitura di Alessandro Usai: “Vi auguro di avere presto un sindaco della Lega”. A Terni – è questo l’unico elemento di novità – il nome invece l’ha fatto subito, mercoledì sera, e corrisponde a quello dell’avvocato quarantenne Leonardo Latini: “Non è una fuga in avanti – ha risposto a chi gli faceva notare che l’annuncio avrebbe mandato in fibrillazione la coalizione – la verità è che gli altri dormono. Dobbiamo recuperare un rapporto diretto con le persone, che stanno riponendo in noi grande fiducia. Terni sembra una città post bellica, noi vogliamo ridarle ciò che merita in termini di libertà, sicurezza e attrattività”.
La sensazione – modo di dire, visto l’evolversi degli eventi – è che la Lega sia a Viterbo che a Terni abbia forzato la mano e sfruttato l’incertezza dei propri “soci” per fare il primo passo nella consapevolezza che tra i quadri dirigenti e gli iscritti azzurri ci sia tanta gente pronta a tradire il cavaliere per passare armi e bagagli sotto le insegne del nuovo padrone del centrodestra italiano. D’altra parte, Salvini sa bene come vanno le cose, sa perfettamente che in politica la fedeltà agli uomini e agli ideali è un valore raro e che pur di restare a galla quasi tutti farebbero i patti col diavolo.
A Viterbo alla causa leghista dopo le elezioni del 4 marzo si sono già convertiti in tanti, basti pensare alla posizione assunta dall’ex sindaco Giulio Marini e dall’ex consigliere comunale Daniele Sabatini, ma d’altra parte lo stesso Alessandro Usai mica si crederà che venga da Marte se è vero, come è vero, che lavora a Mediaset e che è stato finanche portavoce di Letizia Moratti sindaco di Milano. E allora eccola la road map, pulita pulita, del leader del Carroccio: svuotare gli altri partiti di centrodestra, Forza Italia in particolare, per inglobare le loro macerie, che saranno pure costituite da cani e porci ma che pur sempre serviranno ad ingrossare ed ingrassare le fila di un movimento che dalla Padania sogna di estendersi a tutta la penisola.