Alessandro Usai è e resta in campo: non è vero che non gli interessa fare il sindaco di Viterbo.
Man mano che passano i giorni il centrodestra locale prende coscienza che le cose stanno esattamente così, come anticipato in anteprima dal nostro giornale, e crescono i malumori. Si parla adesso di una vera e propria rivolta, tenuta sotto silenzio, ma pronta a manifestarsi in tutta la sua portata nei prossimi giorni.
Usai è in campo per volontà di Matteo Salvini, che quando, in visita in città dopo le elezioni politiche, disse che alla Lega spettava il sindaco, non scherzava affatto. Sarebbe proprio Salvini in queste ore a puntare i piedi per sostenere questa scelta, scavalcando di fatto tutti i rappresentanti cittadini e regionali del centrodestra. Il rischio è che la partita il leader del Carroccio la chiuda direttamente con Berlusconi, annientando tutte le speranze dei candidati locali: in primis Enrico Contardo della stessa Lega e a seguire Giovanni Arena di Forza Italia, Claudio Ubertini di FdI e Gianmaria Santucci di Fondazione. Di fronte a un’eventualità di questo tipo difficilmente servirebbe la mediazione dei livelli regionali.
Uno smacco per il centrodestra locale, che confermerebbe l’assoluta subalternità di Viterbo a Roma, dove ogni volta si prendono le decisioni che contano.
In questo quadro prende piedi un piano B: ognuno alle urne col proprio candidato – e quindi Usai andrebbe da solo con la Lega – per contarsi ed eventualmente apparentarsi al secondo turno. In Forza Italia si registrano i malumori maggiori dal momento che a Viterbo il partito di Berlusconi ha dimostrato di essere ancora la prima forza della coalizione per cui, per quanto Usai sia persona stimata da tutti, resta difficile sopportare l’imposizione leghista, anche perché Arena, già da tempo incoronato da Antonio Tajani, è in campagna elettorale da un anno e mezzo.
A complicare la situazione resta sul tappeto anche il caso di Daniele Sabatini. L’ex consigliere regionale sarebbe comunque intenzionato a presentare una propria lista indipendentemente dal candidarsi a sindaco o meno. Nell’eventualità in cui tutti i partiti corrano da soli, Sabatini, di fronte allo spezzettamento della coalizione, potrebbe a maggior ragione decidere di scendere in campo come candidato a sindaco.
Tutti contro tutti in questo momento e il tentativo di Fratelli d’Italia di chiudere il cerchio attorno a un nome condiviso entro questa settimana viene dato già per fallito. Prima infatti c’è da capire cosa vuole davvero fare Matteo Salvini.