La candidatura di Alessandro Usai resta in piedi. A Roma, però, non a Viterbo, dove anzi la notizia sta mandando fuori di testa un sacco di gente, al punto da far riconsiderare a molti le modalità con cui stanno andando avanti le trattative al tavolo locale per la scelta del candidato a sindaco: “Bisogna sbrigarsi – va dicendo in giro Paolo Bianchini -. Entro due o tre giorni bisogna decidere”.
Ma decidere che, se poi le scelte che contano le prenderà Roma. E qui, nella capitale, in effetti il nome del giornalista, perorato inizialmente dalla Lega, continua a stare all’attenzione dei vertici nazionale dell’ex Pdl. Il diretto interessato, sebbene abbia cercato di parlare il meno possibile, durante il fine settimana lo ha confermato: “Sono a disposizione – ha confidato ad alcuni amici – della città. Vediamo”, il che significa che non ha nessuna intenzione di smentire la sua eventuale discesa in campo.
Indipendentemente da quali saranno le liste che lo sosterranno (si parla di una certa trasversalità), Usai sembra dunque intenzionato a giocarsi la partita fino in fondo, forte dell’amicizia che lo lega ad alcuni big nazionali. Oltretutto, sarebbe convinzione degli stessi vertici romani dei partiti di centrodestra che per vincere le elezioni bisogna presentarsi con una candidatura forte, non identificabile con il passato, e in questa direzione non darebbero garanzie per ovvi motivi né Giovani Arena, né Claudio Ubertini, né Enrico Contardo, né Gianmaria Santucci, giudicati alquanto deboli per quanto concerne l’immagine di cui godono presso l’opinione pubblica. A maggior ragione, la necessità di una candidatura innovativa sarebbe non solo auspicabile, ma assolutamente necessaria, se dovesse concretizzarsi la presentazione della lista civica di Daniele Sabatini, che verosimilmente, per quanto non appoggiato dai partiti ufficiali, darebbe filo da torcere a tutti e quattro i papabili candidati al momento in nomination.
In definitiva, sarà molto difficile che il centrodestra presenti il proprio candidato prima degli inizi di maggio. A Roma non hanno fretta e consigliano anzi di aspettare la formazione (o non formazione) del nuovo governo.