E’ polemica alla Asl per la decisione della direzione generale di mettere a bando il posto di direttore dell’unità operativa complessa di pianificazione e programmazione, controllo di gestione, bilancio e sistemi informativi. Traduzione: tramite avviso pubblico l’azienda sanitaria si è messa alla ricerca di una delle figure più importanti della macchina organizzativa.
Il bando è stato emanato con la delibera 538 del 30 marzo perché, come si legge nel testo dell’atto, in azienda non risulterebbero presenti “professionalità in possesso degli elementi necessari per il conferimento dell’incarico”, né “sono pervenute domande di mobilità volontaria da parte di dirigenti di altre aziende o enti del comparto, o domande di ricollocazione da parte di personale apicale dichiarato in esubero per effetto di processi di riorganizzazione”.
Ma a livello sindacale, e non solo, non tutti la pensano così. Innanzitutto, non sarebbe vero che non esiste personale interno idoneo a ricoprire l’incarico (e infatti chi lo ha appurato? Chi ha esaminato i curricula?), allo stesso modo, prima di pubblicare l’avviso, si sarebbe dovuta espletare una specifica procedura di mobilità di cui, sebbene citata nel bando, non sono stati resi noti i particolari (tempi e modi).
Non finisce però qui: a destare forti perplessità è il fatto che nei requisiti per la presentazione delle domande non viene specificato il titolo di studio. Si legge infatti che “possono avanzare la propria candidatura i dirigenti del ruolo amministrativo con rapporto di lavoro a tempo indeterminato, in possesso di esperienza professionale dirigenziale non inferiore a 5 anni nel profilo richiesto e valutazione positiva, ovvero tre anni di esperienza professionale, valutazione positiva e frequenza a corsi di formazione manageriale regolarmene documentati e inerenti le problematiche relative all’incarico da conferire o da concrete e diverse esperienze di lavoro”.
Insomma, il bando sembra costruito seguendo criteri troppo generici. Il che vuol dire che viene lasciato alla commissione esaminatrice un margine di discrezionalità troppo alto. Non proprio il massimo della trasparenza.