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Home » Politica » Manovre spericolate: così ammazzano il Pd

Manovre spericolate: così ammazzano il Pd

3 Aprile 2018

Quali siano la strategia e il risultato che vogliono ottenere probabilmente non lo sanno neanche loro, certo è che nel Pd viterbese adesso si gioca allo sfascio. E’ guerra feroce contro l’area renziana da parte della minoranza (corrente Orlando), ringalluzzita dalla vittoria di Enrico Panunzi alle regionali e da quel preciso momento pronta a fare morti e prigionieri nei mesi a venire.

Al centro della bagarre, nelle ultime ore, una lettera inviata ai giornali in cui 29 membri della direzione provinciale – la minoranza, appunto, e cioè tutti quelli che gravitano nel giro Panunzi/Mazzoli, più tre o quattro ex Psi come Pistilli e Serra – contestano la decisione dei vertici del partito di dimettersi in seguito alla sconfitta elettorale del 4 marzo. Sì, proprio così: la contestano dopo averla auspicata.

Sott’accusa, in particolare, il passo indietro della presidente Luisa Ciambella – la quale, a loro dire, avrebbe dovuto invece convocare l’assemblea per instaurare un confronto interno finalizzato a gestire il dopo Egidi – che apre le porte al commissariamento con l’invio di qualcuno da Roma. Questa era l’ultima cosa che i panunziani avrebbero voluto, convinti che i panni sporchi li avrebbero lavati in casa mettendo in atto la resa dei conti lontani dalla ribalta nazionale, forti in ciò della posizione di forza rappresentata dal loro eletto alla Pisana, ben sapendo che il consigliere regionale può esercitare pressioni più o meno politiche sugli enti locali e non solo. Ma i loro piani sono saltati, da qui la reazione di queste ore.

Per inquadrare la situazione, e per capire come si è arrivati alle dimissioni di Luisa Ciambella, Tiziana Lagrimino e Sonia Perà, vanno ricordati alcuni fatti inconfutabili: 1) la vittoria nella battaglia per le preferenze alle regionali non significa maggioranza all’interno del partito, la quale, fino a prova contraria, è stata scelta dal congresso celebratosi lo scorso anno quando ha prevalso nettamente la mozione Renzi. Ciò è tanto più vero se si considera che la somma delle preferenze ottenute dalla Ciambella e da Egidi è superiore ai voti presi da Panunzi; 2) moltissime schede presentavano il doppio voto Ciambella-Panunzi, il che, dato che il consigliere regionale come testimoniano in molti aveva dato ai suoi la disposizione della preferenza unica (il nome suo secco e basta), significa che una parte del suo consenso è arrivato da un’area che non gli appartiene, forse anche per una sottovalutazione del meccanismo elettorale da parte dei competitor; 3) a urne chiuse sono emersi strani flussi di voti con alcune situazioni che lasciano chiaramente intravedere accordi sottobanco di Panunzi con la sinistra esterna al Pd (vedi la Berlenghini che alle politiche ha incassato molti più consensi di quelli ottenuti da Leu alle regionali); 4) l’area Panunzi è andata subito allo scontro, manco se la vittoria equivalesse a un nuovo congresso, e, forte dell’appoggio di Zingaretti, che si candida a guidare il Pd nazionale in quanto espressione di un’area ben precisa, ha imposto la nomina di un proprio assessore di comprovata fede (Alessandra Troncarelli) in sfregio alle dinamiche del partito che avrebbero consigliato di far entrare in Regione anche a Luisa Ciambella e con un altro incarico Andrea Egidi; 6) in provincia di Viterbo il Pd ha ottenuto il risultato migliore a livello regionale, il che vuol dire che l'”odiata” area Renzi il suo valore aggiunto l’ha portato eccome. Valore aggiunto che ha permesso a Panunzi di essere eletto.

La guerra dunque, o meglio la resa dei conti, è stata mossa unilateralmente dalla corrente Orlando, che invece adesso tenta di passare da vittima agli occhi dell’opinione pubblica. Al di là di ciò, non si comprende lo scopo ultimo di tutto questo scenario se è vero che la spaccatura del Pd oggi come oggi relegherebbe la sinistra interna a un misero 8/9 per cento. E non si venga a dire che esso corrisponderebbe allo zoccolo duro da cui magari ripartire all’interno di un nuovo contenitore ispirato ai valori della tradizione socialista: chi lo dicesse, non avrebbe capito che è stato proprio il popolo della sinistra ad ingrassare le fila del Movimento 5 Stelle.

A poche settimane dal voto per le comunali l’atteggiamento dei rappresentanti degli ex Ds appare in definitiva anticipatore di grandi sciagure per il Pd viterbese. Come dire: non sarà qualche anno (quanti, poi?) di presenza di Enrico Panunzi in Consiglio regionale a salvare il destino di un’area distrutta da chi la sta guidando in questo momento.

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